L’ottimizzazione o post produzione.
“C’è un “prima dello scatto” un durante e un dopo e tutti sono ugualmente determinanti per la produzione del senso… Se post-produci magistralmente il niente ottieni il niente scritto chiaro e in bella calligrafia. Una buona foto rimane tale anche in brutta copia e in stampatello, e diventa eccezionale se interpretata e stampata coerentemente al contenuto.”
Ai miei clienti dico sempre, “consegno le foto ottimizzate”, è una parte fondamentale del mio lavoro senza la quale la foto non è la mia foto, è solo l’idea o la bozza che ne sarà.

In fase di scatto adotto una serie di accorgimenti che farebbero rizzare i capelli ai puristi della fotografia…Perché conosco le caratteristiche e i limiti dei file digitali e cerco di sfruttarli al massimo per quello che è il risultato che voglio ottenere…Se guardaste i raw delle mie foto trovereste quasi sempre delle foto sovraesposte ad esempio, (per farla breve la ragione principale è che un file digitale ha più informazioni nelle luci che nelle ombre).
O molto più semplicemente perché preferisco scattare una foto scura perché non ho avuto il tempo di cambiare le impostazioni, piuttosto che perderla.
Si ok, ma cosa significa ottimizzate?
Postprodotte? manipolate? photoshoppate?
Il termine photoshoppate porta quasi sempre una connotazione negativa.. ci evoca le immagini che appaiono sulle riviste con visi di gomma, gambe magrissime e seni grossissimi, per questo ho quindi sempre preferito il termine Ottimizzate: “portare ai migliori risultati”, ma mi rendo conto che anche questo è poco chiaro.
Prendo uno spunto da un articolo visto ieri dove per la prima volta leggo la parola toning. Interventi su contrasto, colore, esposizione, temperatura e definizione (“normali pratiche da camera oscura”).
… e finalmente questo post iniziato e mai finito mi appare più chiaro.
Cito: “In qualche caso, l’intervento tonale è un lavoro di pronto-soccorso: si tratta di rimettere in salute un raw scattato in condizioni di luce impossibili, di salvare una visione che tecnicamente non era affrontabile dalla fotocamera sul campo, ma che è possibile recuperare dopo …
Ma il lavoro dell’intonatore va oltre. S’inoltra nel territorio autoriale delle scelte espressive, connotative, stilistiche. Il lavoro sul colore e sui contrasti, oltre una certa soglia di aggiustatura “ortografica”, diventa una scelta soggettiva, espressiva, che può cambiare l’enunciazione.”
Spiegato cosa si intende per Toning c’è sempre un altro quesito che mi pongo…
Cosa si intende per esposizione corretta? Se vado a guardare la definizione é “la giusta quantità di luce per mantenere dettagli visibili sia nelle zone scure sia nelle zone chiare dell’immagine”…
dato questo capisco che l’esposizione corretta non si riferisce alle condizioni di luce in cui è scattata la foto…Potrebbe esserci molto buio e quindi la foto sarebbe nella realtà molto scura o viceversa… e non ci si riferisce neanche a come la macchina interpreta l’esposizione, innanzitutto perché è facile che si sbagli, si dice sempre, esponi per le luci o per le ombre? per il cielo? o per la persona?
Insomma da quando fotografo io non bado molto ad avere questa presunta esposizione corretta, ma ad avere il risultato che nella mia visione e cultura è quello che meglio interpreta la realtà, perché essendo io tra la realtà e la foto, c’è sempre un filtro che decide se usare una percezione più tecnica o più interpretativa…
Ma anche in questo caso si cade facilmente in un ulteriore dilemma che spesso mi pongo quando scatto foto che voglio che mantengano una forte connotazione reportagistica (matrimoni, lifestyle, eventi di vario tipo)… se fotografo al tramonto, ad esempio, i miei soggetti appariranno con una forte dominante arancione, così come noi nella realtà li percepiamo, pur sapendo che il loro colore è ben diverso… Se tolgo la dominante allora intervengo comunque sulla scena.. quale è la soluzione?
Io non so dare una risposta assoluta, so quella che mi do’ io ogni volta… dipende.
Questo articolo letto in qualche modo mi ha aiutato a rafforzare questa idea.
“Questione sottile, di soglie e di limiti. Correggere il contrasto può essere più o meno come per il correttore di bozze aggiustare gli errori di battitura nel reportage scritto di un giornalista. Un servizio utile e non invasivo. Ma se l’intonatore, per dire, rende decisamente trasparente un velo che era molto opaco, allora è come se quel correttore di bozze si mettesse a cambiare anche gli aggettivi scelti dal giornalista. Non credete?”
“Senso del limite, è quello che serve. Non serve a nulla stilare elenchi dei tasti proibiti su Photoshop, il contrasto sì la (de)saturazione no… Chi “accorda” una fotografia deve semplicemente essere consapevole, e rendersi responsabile, del semplice fatto che lo stile è retorica, che nessuna retorica è neutra, anche se alcune sono accettabili.”
Per concludere io con ottimizzazione o toning intendo tutti quegli interventi che faccio in post produzione per ottenere la foto che secondo il mio gusto si avvicina maggiormente alla mia visione, modulandola a seconda delle finalità. In poche parole, se creo un ritratto in studio intervengo in maniera più consistente, visto che la finalità della foto è quella di mostrare la parte migliore della persona ritratta, tutto dalle luci alla postura alla post andrà in questa direzione.
Ma se, come spesso faccio, racconto una storia, l’intervento sarà molto meno invasivo.. questo non significa che se il giorno del vostro matrimonio avrete 2 occhiaie terribili non cercherò di limitarle, ma che di sicuro non nasconderò una voglia o una qualsiasi vostra caratteristica permanente…Il limite qual è? Il buon senso.
Perché sembra strano a dirlo ma non si può scegliere un fotografo solo perché sa usare bene la macchina fotografica, sicuramente non nel tipo di fotografia che faccio io.
Se vi fa piacere lasciate un commento sotto, io e google ne saremmo molto felici
fonti:
http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2014/05/30/diamo-unaccordatina-a-questa-foto/
Ho sempre pensato che la fotografia fosse una vera espressione di arte, ma dopo aver letto questo articolo ne sono più consapevole. Il termine “accordare” una fotografia rende perfettamente il senso dell’immenso lavoro che comporta uno scatto…solo un vero artista può dare espressione ad un’immagine. Buona luce! Silvia
Grazie mille