Ritratto, ispirazione Jana Sardegna.
Se di notte, mentre dormite, vi sentite chiamare tre volte, non vi allarmate sono le janas che vi hanno scelto.
Vi porteranno a vedere i tesori che custodiscono e se sarete onesti e non tenterete di rubare, sarete per sempre ricompensati, altrimenti tutto quello che toccherete si trasformerà in cenere e carbone.
Qualcuno le chiama fate, qualcuno streghe, ma sono entrambe le cose, dipende solo da noi, se le capiamo sono fate, se le cacciamo streghe.
Abitano in piccole grotte sui costoni delle alture sarde; le domus de janas.
Sprigionate da una scintilla di potere divino scappata a un dio distratto, Prime abitatrici della Sardegna accolgono il popolo del mare e le loro donne.
Se vi capita di scorrazzare per le strade sarde guardatevi attorno, ogni collina puo nascondere una o piu di queste dimore incantate, magari dietro un arbusto o sotto un masso appena scostato, cercate con calma e senza pregiudizi e vedrete che ne troverete.
«Le janas – ricorda l’artista teatrale Grazia Dentoni – hanno vigilato perché mai andasse perso quel legame con l’invisibile, con lo spirito supremo della dea madre». Le antiche fate continuano a fluire nell’arte, vivono ai confini del tempo, brillando nell’energia interiore delle donne sarde.
Sono la personificazione di un popolo che deve tessere con le proprie mani per reinventare la trama e scrivere la storia. –
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